mercoledì 27 febbraio 2013

Ciaspolata Foresta della Deiva

Ciaspolando nel Deiva
Martedì 26 febbraio 2013
Una giornata che sembrava cupa piena di nervosismo e rancori, ma poi mi son detto : scarponi, ciaspole e racchette. Tutto in macchina, un panino preparato in fretta ed eccomi all'entrata della foresta della Deiva. Nel primo tratto leggermente in salita ho subito cercato di togliermi i fantasmi negativi della giornata aiutato come per incanto dai pini che spruzzandomi gocce di neve sciolta mi davano l'adrenalica sensazione delle mitiche imprese del tour de France come il Galibier, l'alpe d'huez dove i corridori bagnati dalla pioggia giungono sul traguardo della montagna contornati da due ali immense di folla  di un pubblico incredibile che tifa su tutto il percorso. Ecco i pini che battono i loro rami e che con il tintinnio della pioggia mi incitano a salire. Finalmente (si fa per dire perchè ho fatto solo un chilometro) arrivo al primo traguardo volante, cioè il castello di Bellavista, e subito qualche foto e qualche autografo ai pini. Basta con la fantasia perchè ora si comincia . La strada che spiana leggermente dandomi la direzione da uno strano solco , come se fosse passata una slitta piccola trainata da un cane. E vai di viaggio fantasioso. Subito catapultato al polo sud con i raggi di sole che illuminano quella distesa e con lo sguardo che ogni tanto furtivo cerca di capire quando in lontananza le case di Sassello scompariranno per lasciare solo posto alle valli innevate e agli alberi che le sostengono e con la maestosità di tutto l'arco del Beigua. Ritorniamo con i piedi a terra e in quel silenzio amico che fa da contorno al chiacchiericcio degli abitanti dell'isola che non c'è, dal mio amico peter e la sua trilli e poco più in la invisibile capitan uncino che tiene in ostaggio caprioli e tassi. La strada prosegue con una salita dolce con piccoli tornanti che ti fanno intravvedere i tratti successivi, senonchè il sole che fa capolino sommessamente tra gli alberi inizia ad annacquare la bella neve che man mano si sale ti si avvinghia alle ciaspole facendole diventare delle zampe enormi e brutte. Che fatica , che sudata , ma il mito di Amundsen non mi fa mollare e arrivo in cima dove un pò frettolosamente , anche perchè sudato, mi rifocillo e riparto per il ritorno. Questa volta la neve sciogliendosi mi induce quasi a scivolare con le ciaspole e quindi meno fatica e più spasso nella discesa che in un battibaleno mi porta di nuovo al castello dove mi fermo e godo di tutti quei momenti che ancora una volta il bosco e la neve mi hanno saputo dare. Ah dimenticavo, peter e trilli mi hanno salutato e sono tornati sull'isola.........
 
 

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