venerdì 18 gennaio 2013

Trail dei prati

In attesa di nuove perturbazioni questo 18 gennaio si è presentato già dal mattino con una effervescenza e una nitidezza da far subito pensare ai mitici trail di qualche tempo fa (quando correvo, saltavo come uno stambecco tra i boschi). Al mattino andando a scuola i primi scorci del Beigua innevato hanno fatto alzare l'adrenalina che giunta al picco massimo delle 13 mi ha fatto scattare la voglia di un trail pseudo pensionistico (vista la condizione ancora convalescenziale dell'influenza). Ore 14.30 sull'attenti al trivio dei prati sotto le pale eoliche. Scusate stiamo parlando dei prati del Polzemola sopra Stella S. Martino. Decisione unanime tra me e me per dirigermi verso le pale e non verso Ponte Saccone che sarà sicuramente una prossima meta. Pronta la macchina fotografica per traileggiare con i colori che disegnando i profili della prima catena alpina mi fanno scorgere ad ovest i gruppi del mongioie e più verso nord il disegno del sempreverde Monviso con la sua punta e il suo canalone. La prima salita verso le pale mi chiarisce subito lo stato di forma perso nell'ultimo anno a lavorare con il legno e con il cemento, ma il rumore scivolante delle pale che si muovono spinte dal vento mi riporta indietro nel tempo. La fatica seppur minima inizia a sparire e a confondersi con la scacchiera della neve e dell'erba che tentano di darsi scacco con un re fatto di alberi ed una regina fatta di arbusti che perdono il loro profumo per il freddo che si aggira nei canaloni anche se  innondati dal sole. Un occhiata timida verso la punta dell'ultima pala per inerpicarmi sulla strada pietrosa  disegnata dal tubo arrugginito dell'acquedotto che in alcuni punti piange della sua preziosa acqua. (forse servirebbero delle riparazioni, peraltro già presenti in molti punti.) La neve dell'ultimo periodo non vuole staccarsi completamente e lascia residui di ghiaccio sottile qua e la giusto per farti rischiare una bella scivolata. Ma noi corridori del bosco non ci facciamo fregare e morbidi come delle pantere avanziamo indenni sino ad arrivare in cima. Una roccia piatta in mezzo ad un prato ricoperto di neve  con alcuni sassi da riferimento mi attira e mi avvolge in un caleidoscopio di colori tenui che già stanno cambiando per avvisarmi del sopraggiungere delle 16 (volgarmente 4 del pomeriggio). Un'ora volata via tra i colori di questo inverno sornione, con le antenne del Beigua che timide si nascondono, forse per darmi il tempo di pensare ad una trailata selvaggia a breve termine. Uno sguardo ancora verso il mare dove si vede il giallo tenue della Madonna della Guardia sopra Varazze (Quanti ricordi con la MTB e con il Bat David di corsa). Ancora un'occhiata verso il Beigua un saluto al mare e via verso il ritorno. Ecco una piccola divagazione con un cartello che appare tra le frasche e che mi fa vedere uno spiazzo senza erba e con un muretto di pietre che sembrano essere la spalla di una vecchia strada che forse è stata fermata da un alberello che irriverente ha pensato di crescere proprio li in mezzo. E ora via con leggiadri saltelli giù dalla strada pietrosa per sentirsi come un piccolo camoscio che fa i primi passi e che ha voglia di saltare e correre per i prati. Ancora una piccola sosta per assaporare  di più  i colori dell'orizzonte e delle montagne che cambiano mutando il paesaggio .Sono alla macchina e come nel finale di Jesus Christ Superstar mi guardo intorno per ammirare con un velo di tristezza quei posti che anche oggi mi hanno concesso di girare il mio piccolo film sull'infinito amore della natura.

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